Psicologia Psicosomatica

La Psicologia Psicosomatica



In questo articolo desidero parlare della psicologia psicosomatica, e dei simboli e dei significati che può mettere in luce.

I sintomi patologici portano con sé simboli e significati molto specifici, che possono essere decifrati.

A tali sintomi può essere data una voce diversa e più adattiva di quella rappresentata dal sintomo stesso.

Dall’antichità ad oggi l’idea che la mente e le emozioni influenzano la salute del corpo, è sempre esistita.

Le origini del pensiero psicosomatico sono molto antiche, e la medicina primitiva era tutta orientata in senso psicosomatico.

Platone così ha scritto:

Non bisogna cercare di guarire gli occhi senza la testa né la testa senza il corpo, allo stesso modo il corpo senza l’anima, ma questa sarebbe anche la causa del fatto che molte malattie sfuggono ai medici greci, perché trascurano il tutto, di cui bisognerebbe aver cura; e se il tutto non sta bene, è impossibile che la parte stia bene. […] Dall’anima nascono tutti i beni e i mali, per il corpo e per l’uomo intero, e da qui fluiscono come dalla testa agli occhi: bisogna dunque curare l’anima in primo luogo e in massimo grado, se vuoi che anche le condizioni della testa e del resto del corpo siano buone. E l’anima, mio caro, va curata con certi incantesimi (Platone, Carmide, 156d-157c)

Nel 1600, con Cartesio e l’invenzione del microscopio, si entra nell’era del meccanicismo, e il corpo diviene una sorta di “oggetto”, regolato esclusivamente da forze meccaniche e fisico-chimiche.

E sopratutto, si perviene alla “localizzazione” della malattia, prendendo in esame solo la parte o l’organo colpito, trascurando tutto il resto.


Le nuove proposte della Psicologia Psicosomatica

L’uomo, dalla prospettiva psicosomatica, è visto come un tutt’uno, e nell’interazione tra corpo, mente, anima e ambiente.

La prospettiva della medicina psicosomatica è quella simbolica.

L’organo “malato” è un simbolo della malattia stessa, ed ha sia un significato universale che uno personale e soggettivo.

Ma simbolico diventa anche il linguaggio.

Se si presta attenzione alle parole scelte dalla persona malata, si osserva che queste rispecchiano simbolicamente il significato dell’organo e della malattia.

Nell’orientamento psicosomatico, la persona viene vista nella sua interezza.

E’ la persona stessa esprime, attraverso il sintomo, la sua unità ad ogni livello: cognitivo, comportamentale, linguistico, umorale-emotivo e organicistico.

Questa mentalità è oggi sempre più variegata e complessa.

Sono sorte diverse correnti, ognuna facente capo a Medici, Psichiatri e Biologi, come ad esempio quella del Pensiero Positivo, quella della Psico-cibernetica, quella della Medicina Quantistica.

Inoltre, sempre più si affermano tutte le Medicine Alternative, sempre esistite e tornate particolarmente in auge negli ultimi 30 anni.

Tutte queste affermano, in un modo o in un altro, che la mente e le emozioni positive svolgono un’azione non soltanto benefica, ma di cura e di guarigione sul corpo.


La Psicologia Psicosomatica: simboli e significati dei sintomi

Adesso desidero proporre alcuni esempi di disturbi fisici, con le loro “diagnosi”.

In realtà, non si tratta di diagnosi, ma di una o più domande, che è possibile porre a sé stessi, collegate al sintomo e al suo significato.

Attraverso tali domande si può cominciare a conoscere e valutare l’origine del sintomo o del disturbo, per intraprendere un percorso di consapevolezza, che può condurre alla guarigione, o, per lo meno, ad un buon miglioramento.

Le risposte, solitamente, sono immediate, ma può capitare che, se si è tesi o distratti, non si riesca a dare a sé stessi il giusto ascolto.

In questi casi basta attendere, perché di norma noi sappiamo cosa non va in noi stessi, ma spesso abbiamo paura di ammetterlo.

Prenderò in esame alcuni disturbi piuttosto comuni e “semplici”, così che più persone possano fare il confronto tra il sintomo e il significato proposto.


Allergie:

La reazione allergica è collegata ad una reazione del sistema immunitario, in presenza di sostanze particolari che chiamiamo allergeni.

Gli allergeni producono degli anticorpi, le immunoglobuline E (IgE), che, interagendo con l’allergene, scatenano la reazione allergica.

Questa reazione, provoca la produzione, tra le altre sostanze, di istamina, un mediatore chimico responsabile dei sintomi.

L’agente patogeno, a livello psicologico, è vissuto come un “nemico”, un “aggressore”, dunque le domande che è possibile porsi, se si è allergici a qualcosa, sono queste:

  1. Di cosa ho paura?
  2. Cosa, nella mia situazione attuale, o nella mia vita, mi spaventa o mi ha spaventato (in questi casi, ci possono essere veri e propri traumi nell’infanzia, come abbandoni, morte di uno o dei genitori, abusi, atteggiamento ipocondriaco in famiglia e altro)?
  3. Perché mi sento così indifeso di fronte a determinati eventi della vita?
  4. Quali possono essere questi eventi che mi spaventano tanto?

Disturbi digestivi

Nel caso di disturbi all’apparato digestivo, alcune domande utili possono essere le seguenti:

  1. Cosa della situazione attuale proprio non mi va giù?
  2. Cosa non riesco a sopportare?
  3. Cosa sto facendo che non voglio fare?
  4. Sono forse stanco/a ma evito di prendermi cura di questo aspetto di me?
  5. Mi sento subissato/a di responsabilità che non mi sento in grado di portare a termine?
  6. Sto forse chiedendo troppo a me stesso/a?

Naturalmente,più nello specifico si va nell’identificazione del disturbo, maggiormente puntuali potranno essere le domande da porsi.

Si sa che la vita richiede di essere preformanti sempre e comunque.

Comunque, il solo fatto di prendere in considerazione le proprie esigenze e i propri bisogni, è un atto in grado di cambiare molte cose.

Concedersi pochi minuti ogni tanto, nell’arco della giornata, per fare un paio di respiri profondi, è un ottimo toccasana per ripristinare una certa calma interiore e mentale, per esempio.


Disturbi della vista e psicologia psicosomatica

 

Gli occhi hanno un simbolismo facilmente intuibile: sono l’organo attraverso il quale entriamo più direttamente in contatto con l’ambiente che ci circonda.

Possiamo vedere solo entro un certo raggio, dunque l’illusione del controllo si evidenzia molto, nel momento in cui sorgono dubbi rispetto a quello che non si può controllare visivamente, e quindi il nostro futuro.

Miopia:

  1. Cosa non voglio vedere-sapere?
  2. Cosa mi spaventa del presente e del futuro?
  3. Ho forse paura di perdere una persona cara (può essere uno dei genitori) e di non rivederla più?
  4. Cosa vorrei poter tenere sotto controllo, e non posso farlo?
  5. Cosa temo di vedere se potessi vedere chiaramente?
  6. Cosa mi manca, per affrontare ciò che temo?


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