Gli errori e il loro viaggio

Gli errori e il loro viaggio

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Gli errori e il loro viaggio: la magia dentro ad ogni errore.

Che bello, ho sbagliato, solo uno stupido può dirlo, no?

E invece lo dico e lo confermo.

Naturalmente tu puoi pensare che allora sono stupida, ma in realtà, più procedo nella mia vita, più mi rendo conto che gli errori non sono affatto errori.

Non nel senso solitamente accettato del termine.


Gli errori e la loro lunga storia

Ogni errore ha una lunga storia, alla quale non si pensa mai.

È molto tempo che rimugino sopra questo pensiero, e più volte ho sperimentato come gli errori che facevo avevano un grande significato, per cui ho deciso di parlarne.

E lo faccio in seguito a un paio di errori relativi a situazioni di lavoro che mi è capitato di commettere ultimamente.


1° errore

La prima volta, nel momento in cui mi sono resa conto che avevo appena sbagliato, mi sono davvero sentita cadere dalle nuvole.

Nella sostanza ero convinta che la persona che avevo di fronte fosse al corrente di un certo fatto, così ne ho parlato, scoprendo invece che non era così.

Ma io avevo in mente tutta una serie di indicatori che mi avevano convinta del contrario, per quello sono andata a colpo sicuro, e ne ho parlato.

È davvero stato un fulmine a ciel sereno per me, scoprire che avevo mal interpretato i dati a mia disposizione.

Quando, dopo la fase di reale smarrimento che ho provato, mi sono messa a riflettere su quanto avevo fatto, sono emerse alcune intuizioni che non avrei mai avuto senza quel fatidico errore.

Intuizioni che mi hanno portato ad agire in modo tale da favorire alcune prese di coscienza per il paziente, che altrimenti non sarei riuscita a far emergere.


2° errore

La seconda volta, invece, già mentre stavo parlando mi rendevo conto che avrei tanto fatto meglio a stare zitta.

Ho cercato di recuperare, ma mi sentivo che avevo fatto una cretinata.

Non tanto perché avevo detto il falso, ma perché semplicemente quella cosa me la dovevo tenere per me.

E mi rendevo anche conto, che io in realtà volevo parlare di tutt’altro, e quel discorso mi è venuto fuori quasi contro la mia volontà.

Davvero una situazione assurda: mentre parlavo con quella persona, chiedevo a me stessa: ma che cavolo stai facendo?

E io stessa non riuscivo a capire come era potuto accadere.

Ok, ho pensato, paziente persa.

Ma più, a posteriori, riflettevo su quello che avevo fatto, più mi sono resa conto di quanto proprio la stupidata che avevo fatto, era perfetta per quella persona.

Se avesse avuto il coraggio di tornare la volta dopo, affrontandomi, avrebbe compiuto un passo davvero notevole nella soluzione del problema che mi stava portando.

In più avrebbe potuto ricevere le mie scuse.


Errore: etimologia e significato

Dati questi due recentissimi esempi, mi sono interrogata con maggior incisività sulla qualità e la vitalità dell’errore, e sono andata, come sempre faccio, a dare un’occhiata all’etimologia della parola.

Errore è un derivato della parola errare, che significa vagare senza meta.

Io mi sono chiesta: in che senso è vagare senza meta, cosa si intende?

Perché se vago non è detto che sia senza meta, forse la sto cercando, la meta, sto cercando le soluzioni migliori per me.

Chi stabilisce se ho una meta o no?

Io o chi è fuori di me e osserva il mio comportamento incerto?

E se sono confusa, per cui non riesco a definire il luogo verso il quale sto andando, perché devo considerare questa confusione come assoluta e dotata di un significato inalienabile?

La confusione è ciò che viene sempre prima della chiarezza, fa parte dello stesso processo, non si può evitare, ma bisogna imparare a viverla, dandole il valore che ha.

Inoltre, come posso trovare le soluzioni migliori per me senza conoscermi a fondo?

E per forza di cose, conoscere sé stessi è un po’ come camminare al buio, la strada si illumina man mano che la si fa.

Dunque forse è solo ciò che appare esternamente alla persona quello che sembra un vagare senza meta, mentre in realtà l’errare, il “vagare senza meta”, è il cammino incerto di chi sta cercando sé stesso.


Gli errori nel proprio percorso di vita

Quindi, gli errori, sono i passi necessari per trovarsi, qualcosa di molto lontano dall’errore come lo si intende di solito, come qualcosa, cioè, da evitare assolutamente.

Se non erri, non trovi te stesso e le soluzioni giuste per te.

Se non erri, allora prendi una direzione che è già stata costruita dall’esterno, e aderisci al modello di te che è stato creato da altri.

Accetti le loro definizioni, la loro direzione, la loro interpretazione delle cose.

Questo è quello che chiede l’appartenenza ad una società, cioè di non errare, di non sbagliare, e quindi di essere come altri hanno deciso, senza andare in cerca di sé stessi.

Tale richiesta viene sentita come necessaria anche per poter essere prevedibili e controllabili dalla società alla quale si appartiene, almeno entro certi limiti.


Il condizionamento sociale sugli errori

Anche la parola sbagliare ha un significato simile: deriva da abbaglio, significa allontanarsi dalla luce.

Ma anche in questo caso, posso ritenere che la luce rappresenti qualcosa di definito e prestabilito, mentre il buio equivale ad una ricerca, qualcosa che va attraversato per arrivare ognuno alla propria luce.

Il significato fortemente emotivo, qualitativo e quantitativo, che è associato alla parola errore o sbaglio, è del tutto arbitrario, non c’è nulla di stabilito a priori.

L’umanità non è arrivata qui trovando scritto chissà dove che l’errore è quella cosa terribile da evitare assolutamente.

E in gran parte, questo significato e la sua valenza, sono la conseguenza della paura, e dunque del bisogno di poter esercitare un qualche controllo sull’andamento delle cose.

Dove c’è paura c’è assenza di Fede, quindi non si può lasciar andare le cose come vanno, pensando che ci sia un senso profondo negli errori che commettiamo.

Al contrario, si avverte la necessità di mettere dei paletti alla realtà, per tentare di far accadere solo le cose che vogliamo che accadano, nel modo in cui vogliamo che accadano.

Almeno questo sarebbe il desiderio sottostante inespresso.

Perché se venisse espresso, tutti ci renderemmo conto che è un desiderio assurdo.


Gli errori e le loro conseguenze

Sono le conseguenze degli errori, quelle che spaventano, e che hanno portato e portano noi tutti a considerare brutto l’errore.

Noi tutti partiamo dal presupposto che ci devono accadere solo cose positive, e abbiamo talmente paura di sbagliare che a volte evitiamo molti aspetti della vita.

È la sofferenza che temiamo di patire, sempre a causa del solito attaccamento alla realtà,  dovuto alla nostra incapacità di lasciare andare le cose come vanno.

Se diventassimo capaci di vivere veramente, allora non saremmo più legati ai margini esterni della ruota, andando su e giù, soffrendo e gioendo, stando prima bene e poi male.

Troveremmo il centro, il nostro centro e la vita fluirebbe molto meglio.

Lo sento che sarebbe così.

È che è difficile lasciarsi andare alla vita, davvero tanto, anche se, secondo me, è la sola via verso la felicità.


Gli errori e la Fede

Sarebbe meglio ampliare le nostre vedute sulle cose, anziché pretendere di far rientrare la realtà, tutta la realtà, dentro l’ottica ristretta delle cose che l’uomo crede di avere sotto il proprio controllo.

Questo è un grandissimo orrore, non un errore.

Gli errori dovrebbero essere vissuti in un’ottica spirituale, non materiale, secondo me, e allora ne puoi trarre il massimo vantaggio possibile.

Anche se da un punto di vista materiale, conducono a drammi estremi, non dovuti dal karma, non progettati e predeterminati, ma imposti da una umanità che ha sempre scelto la paura come sua regina.

Noi siamo qui proprio per errare, per sbagliare, simo qui per cercare noi stessi: non solo è una cosa che capita, ma è qualcosa che semplicemente dobbiamo fare.

Per questo le punizioni sono assurde.

Inoltre, quello che penso sempre più profondamente è che la Fede sia un attrezzo assolutamente indispensabile, senza il quale semplicemente non si può vivere.

Naturalmente intendo la vera Fede, non l’integralismo dei credo mentali, spesso associati alle religioni.

Se desideri, su questo argomento, ho scritto anche:

Fede e Fiducia, sono la stessa cosa? 

Cosa sono la Fede e la Spiritualità? 

La via della Fede: scelta difficile?

E noi non siamo molto bravi con la vera Fede.

Ci facciamo guidare dalla paura, e non possiamo certo riuscire a mollare il bisogno di controllare tutto e magari anche sapendo in anticipo come andrà a finire.


Piccola nota personale

Anche la mia vita è stata ed è un è percorso complicatissimo, pieno di violenza, di ostacoli e continue privazioni, tutt’altro che rose e fiori.

Ma se ho intrapreso un cammino di crescita ed evoluzione personale di tale intensità, e se ho imparato le cose che ho imparato, lo devo proprio al tipo di vita che sto vivendo.

Sono stata per molti anni infelice perché mi continuavano ad accadere cose brutte o terribili per me inspiegabili.

C’è voluto del tempo, una serie di informazioni e un lungo lavoro interiore per riuscire a trovare le origini del male che mi perseguita, e adesso la mia infelicità si è dissolta, come se non ci fosse mai stata.

La vita è come è: se accetti questa semplice realtà e entri davvero nella tua vita così com’è, allora la smetti con tanti atteggiamenti inutili e cambi.

Allora molte cose cambiano con te.

Non dico di essere completamente uscita dalla logica del cerchio, e non vivo più alti e bassi, però gli stessi alti e bassi che vivo sono molto diversi, molto più quieti.

Non sono sicurissima che si possa riuscire ad eliminare completamente la componente psichica, emotiva e umana, visto che siamo qui, incarnati in questa dimensione.

Ma vedo che si possono raggiungere alcune mete, che a vederle da giù sembrano irraggiungibili e, invece, non lo sono affatto.


Errore o patologia?

Un’ultima cosa desidero sottolineare, senza però dilungarmi adesso: non bisogna confondere gli errori con la patologia.

Ci sono persone che mettono in atto comportamenti patologici.

Anche questi hanno una storia e delle motivazioni che andrebbero sempre ricercate, ma non sono più semplici errori, e producono danni ben diversi e maggiori.

Se, per esempio, si mettono in atto dei comportamenti, sapendo che in tal modo altre persone ne verranno danneggiate, allora questi possiamo definirli orrori, non errori.

Questi, per me, rientrano nella categoria dei comportamenti patologici.



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