I 5 passi per essere felici

I 5 passi per essere felici: esistono davvero ?



Esistono davvero i 5 passi da fare per essere felici?

Certamente, per esistere esistono, e sono facilmente descrivibili, a parole.

Il problema, poi, è sempre metterli in pratica.

Si dice che per scrivere post di successo, bisogna fornire soluzioni facili ai problemi, essere efficaci, diretti, possibilmente concisi, e che gli elenchi piacciono molto, perché sono anche facili da leggere.

Ma in Psicologia, non è proprio possibile accontentare persone così esigenti.

Noi, poveri Psicologi, abbiamo bisogno di persone che si vogliano impegnare, almeno un po’, che vogliano approfondire, almeno alcune cose.

Che vogliano dedicare del tempo, anche una in certa quantità, a sé stessi e ai nuovi apprendimenti, insomma, abbiamo bisogno di un pubblico che non cerchi post di successo.

Ma, visto che l’ho promesso, ecco qui un bell’elenco, facile da leggere, conciso, diretto, e che da la risposta cercata.


I 5 passi da fare per essere felici

  1. respirare;
  2. rilassarsi;
  3. smettere di giudicare e giudicarsi;
  4. amare sé stessi;
  5. pensare sempre in positivo.

Facile, no?


E, visto che ci siamo, vediamo in dettaglio i 5 passi:


Perché il respiro?

Diverse ricerche hanno dimostrato che respirare è in grado di:

  • aumentare le difese immunitarie e il metabolismo basale;
  • migliorare l’ossigenazione di tutte le cellule e l’irrorazione sanguigna di tutti i tessuti e gli organi;
  • tonificare i muscoli;
  • favorisce il riequilibrio emotivo, stimolando la sincronizzazione tra gli emisferi cerebrali;
  • contribuisce a migliorare gli stati ansiosi e depressivi;
  • aumenta la vitalità aiutando anche a sciogliere blocchi e tensioni.

Perché il rilassamento?

Me lo stai chiedendo davvero?

Probabilmente no, ma è sempre meglio dare una ripassatina.

Ok, perché rilassarsi (o meditare, sono quasi sinonimi, per un certo tipo di meditazione) ha gli stessi effetti del respiro, e permette anche di recuperare energia i quei casi in cui si dorme poco o male, per svariati motivi.

Naturalmente non si deve assolutamente sostituire il sonno con il rilassamento o la meditazione, ma lo si può usare, in alcuni casi, per recuperare energia.

Anche nel caso del rilassamento e della meditazione, sono state fatte numerose ricerche che accreditano indiscutibilmente la loro validità.


Perché smettere di giudicarsi e di giudicare?

Perché il giudizio genera solo energia negativa, a tutti i livelli: è dannoso in ogni modo possibile e immaginabile.

Se giudico gli altri, è perché sento il bisogno di difendermi da qualcosa, che però è dentro di me, ed ho solo proiettato sull’altro, all’esterno.

Anche quando giudico un ladro o un assassino, sto cercando di prendere le distanze da parti di me che nego, con le quali non oso entrare in contatto, per evitare di scoprire che anch’io ho dei lati oscuri.

Vedo nella mia pratica che solitamente le persone hanno davvero paura di accettare il loro lato oscuro, e così facendo, non ottengono altro che dargli ancora più potere di agire per vie traverse.

Prenderne visione, accettarlo, rendersi consapevoli di esso, al contrario, gli toglie potere, e aumenta nelle persone la comprensione reciproca.

Se giudico me stesso, chiaramente esprimo lo stato di fatto di una grave mancanza di amore per me stesso, cosa che genera insofferenza generalizzata, e diffuso malessere.

Riuscire a smettere di giudicarsi apre alla possibilità di accettarsi così come si è, e questo apre alla capacità di generare i cambiamenti e miglioramenti desiderati.


Perché amare sé stessi?

Perché noi stessi siamo le uniche persone con le quali davvero viviamo a 360°, per 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, senza poter cambiare la situazione.

Questa a me sembra una ragione sufficiente.

Ma se non bastasse, aggiungo anche che quando si impara ad amarsi incondizionatamente, cioè senza giudicarsi, si può riuscire ad ottenere il meglio da sé stessi e dalla propria vita.

Se vuoi approfondire vedi qui: L’arte di Amare Sé Stessi: nuove e vecchie frontiere


Perché pensare in positivo?

I pensieri negativi sono inevitabili, come i momenti di sconforto, di resa, e anche i crolli, che anzi, si rivelano necessari, ogni tanto.

Pensare in positivo, significa primariamente riuscire a porsi le domande:

  • a cosa mi serve ciò che mi sta accadendo?
  • dove mi porta?
  • cosa mi insegna?

Questo permette di ristrutturare cognitivamente il campo, vedendo le cose da altre prospettive, cosa che genera emozioni diverse e facilita il recupero.

E’ vero che a volte può non essere immediata la risposta alle domande di cui sopra.

In questi casi, si può lasciar andare e tornarci su più tardi.

Prima o dopo, comunque, la risposta arriva sempre.

E poi, i pensieri positivi, tutti quelli che riusciamo a fare, spontaneamente o con l’allenamento, generano energia positiva, e di questa ne abbiamo sempre bisogno.

Se vuoi approfondire vedi qui: Impariamo a “Pensare Positivo”


E adesso, cosa si fa con i 5 passi per essere felici?

Adesso i 5 passi ci sono e anche le spiegazioni relative ad ognuno di essi, quello che manca è l’azione.

Ma quella è impossibile trovarla in un post, anche se il migliore del mondo (e questo non credo che lo sia 🙂 ).

Passare all’azione significa impegnarsi, prendersi del tempo per sé, avere pazienza, non avere timore di chiedere aiuto, se serve, dedicarsi al proprio apprendimento.

Passare all’azione fa la differenza tra sognare di realizzare qualcosa e realizzarla.

Il sogno è necessario all’azione, ma l’azione è necessaria per continuare a sognare.



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