Ho deciso di dire qualcosa sulla rabbia e sulla paura, perché credo che sia necessario.
Per quanto riguarda la rabbia, troppo spesso siamo educati a non esprimerla, a non mostrarla, quasi a non poterla nemmeno provare.
Credo che poche cose siano più dannose del compiere una tale operazione.
La Rabbia
Noi proviamo rabbia, è una cosa del tutto naturale ed è assurdo negarlo.
Abbiamo bisogno di maturare abbastanza da non sentire più il bisogno di reagire arrabbiandoci, cosa che richiede tempo e impegno.
Fino ad allora, abbiamo la necessità di far emergere e rendere ben consapevole la rabbia che proviamo, e di esprimerla, ovviamente in un modo che non sia di danno a nessuno: né a noi né agli altri.
Vorrei anche dire che la rabbia è l’unità di misura della sofferenza, e, di solito, subito oltre la rabbia, un pelo più in profondità, ci sono o sofferenza/dolore, o paura.
Quindi, l’utilità della rabbia è quella di farci capire quanto male stiamo per un determinato evento o comportamento subito.
Una volta espletata la misurazione e preso coscienza che la cosa è seria, almeno per noi, è bene trovare un luogo in cui potersi isolare, e nel quale poter dare sfogo alla propria rabbia.
La rabbia va urlata e agita, perché è questa la sua natura.
Dentro di noi la rabbia urla, scalcia e da pugni, dunque questo è esattamente ciò che si dovrebbe riuscire a tirare fuori.
So perfettamente che molte persone sono talmente inibite dall’incontro con le loro emozioni, soprattutto quelle connotate negativamente, che pensano di non aver bisogno di tali espressioni, di essere superiori e più evolute.
Sbagliato!
Mi dispiace, ma non è così: queste persone stanno solo reprimendo inconsciamente la loro rabbia, che va a ritorcersi contro loro stessi.
Inconsciamente, questa rabbia diventa ansia, inquietudine, depressione, stanchezza, malattia vera e propria, da meno a più grave.
Per alcuni è necessario imparare un passo alla volta a sentire la vera natura delle emozioni e quindi anche quella della rabbia, dentro di loro, e pian piano imparare ad accettarle ed esprimerle per quello che sono.
Come esprimere la rabbia
La cosa importante, è trovare un luogo dove non si viene sentiti e visti da nessuno, che spesso può essere l’abitacolo della propria vettura.
In tale luogo, si può imparare a tirare fuori la rabbia per quello che è.
Quindi fa bene urlare, e prendere a calci e/o pugni un cuscino, un punchingball, o comunque qualcosa che non si rompa e che non ci faccia del male.
Bisogna liberarsi di quel quantum di energia in più che dentro diviene corrosiva e lesiva sia della mente che del corpo.
Tirarla fuori e mettersela in un certo senso davanti, alleggerisce la tensione interna, rendendo chiare le proprie ragioni anche ai nostri occhi.
Inoltre:
- insegna a ragionarci insieme, a trovare delle posizioni sempre più equilibrate.
- ci aiuta a capire qual’è la ferita che la rabbia sta facendo emergere o la paura che nasconde, favorendone la cura diretta e consapevole;
- la rimpicciolisce;
- e riconoscendola come parte di noi, e non rifiutandola più, diviene progressivamente sempre meno impellente e condizionante.
Dunque imparare a buttarla fuori ci aiuta a maturare e a lasciarla andare.
Inoltre, tutto questo processo, ci offre la possibilità di costruire un discorso con l’altro, con la persona che ci ha fatto arrabbiare.
Le parole della rabbia
Aggiungo una piccola postilla che riguarda l’uso delle così dette parolacce.
Queste sono state inventate proprio perché possiamo liberarci di quell’energia scomoda e addirittura dannosa che abbiamo dentro quando ci arrabbiamo e ci sentiamo feriti.
Usando le parolacce, quando necessario, e non a sproposito, aiuta a liberarsi dai quanti di energia accumulati, e che lasciati dentro di noi, ci fanno stare male.
Le parolacce, usate in questo modo, come sfogo consapevole, non sono affatto volgari, ma funzionali, e non feriscono nessuno né rompono nulla.
È sempre il cattivo uso che stroppia e deforma il valore delle cose.
E anche le parolacce hanno un valore.
La Rabbia: un esempio che può aiutare
Ti faccio un esempio, anche se magari non può esaurire l’argomento, ma può aiutare a capire meglio.
Supponiamo che io mi senta arrabbiata con una persona perché ho notato che mi tratta spesso come una sorta di sua proprietà, non mi rispetta e tende a darmi per scontata, non dimostrandomi mai a gesti l’affetto che a parole dice di provare per me.
Sono furiosa nel momento in cui mi rendo conto di questo, e mi sfogo, facendo finta che sia davanti a me e fingendo di urlarle in faccia tutto quello che penso di lei e del suo comportamento.
Una volta sfogata l’energia di troppo, mi sento più calma e lucida, quindi comincio a pensare a cosa voglio fare:
- ci tengo davvero a questa persona? Perché?
- Voglio affrontare il discorso con lei? (Ovviamente se ci tengo, devo rispondere sì a questa domanda, se non ci tengo più di tanto, posso anche decidere di lasciare perdere).
- In che modo, se sì, voglio dirle quello che penso?
Se ho deciso di parlare con questa persona, allora comincio a formulare nella mia testa un discorso, o se vado meglio, comincio a scriverlo.
Ci lavoro sopra, fino a che non sento che sono riuscita a trovare un modo di dirle ciò che desidero, senza offenderla, ma impedendole di sottovalutare la questione.
Nel caso sopra, per esempio, potrei dirle:
“Sai ho notato un tuo comportamento che mi ha dato da pensare, perché ogni volta che lo metti in atto io vivo la sensazione di essere usata e data per scontata (faccio esempi concreti, in modo che l’altro possa rendersi conto di come può essere visto dall’esterno quel comportamento). Ho bisogno di sapere come mai ti viene da trattarmi così, mentre ho notato che con altre persone non lo fai. Voglio anche dirti che è un comportamento che mi ferisce parecchio, e ogni volta dubito del nostro rapporto”.
Questo è un esempio vago, ma pressappoco rende l’idea di come trasformare la rabbia cieca in comunicazione e relazione con l’altro.
E c’è da dire che man mano che ci si allena a fare tutto questo ambaradan, la cosa diviene sempre più diretta e spontanea.
La Paura
E adesso desidero dire due parole sulla paura.
Non è che ho trovato il rimedio universale e perfetto, ma ho trovato un comportamento che mi aiuta e che forse può essere utile anche a te.
Personalmente cado molto facilmente nelle grinfie della paura, ma ultimamente ho cominciato a dirmi quanto segue:
Ho paura! Certo che ho paura, non vedo proprio come potrei non averne! È assolutamente normale!
Già da sola questa frase, normalizzando la paura, la fa calare, la mette nell’ovvio, e quindi non è più una cosa così speciale e unica.
Poi continuo:
Tutti hanno paura, mica solo io!
Altra cosa che mi fa sentire in compagnia, per così dire.
E, infine, mi dico:
Adesso sta a me decidere se voglio restare totalmente identificata con la paura che sento, oppure preferisco cercare di identificarmi con qualcos’altro, se voglio cercare di cambiare pensiero e magari cercare soluzioni o fare qualcosa che mi permetta di stare meglio.
In questo modo, riesco prima a rimpicciolire la paura, a renderla normale e comune, e poi mi restituisco il “potere” di decidere cosa voglio fare del mio tempo e di me stessa.
Ti propongo questa soluzione, e puoi vedere se anche con te funziona.
Se poi hai voglia di farmelo sapere, ti ringrazio in anticipo!
Noi e la paura
La paura non è qualcosa di cui possiamo liberarci, e forse non dobbiamo nemmeno pensare di farlo.
In fondo la paura è qualcosa che ci accompagna da sempre, sia come singole persone che come umanità, ed è probabile che ci sentiremmo nudi se non la provassimo proprio più.
Forse qui sulla Terra una certa quantità di paura è necessaria alla sopravvivenza.
Forse mi sbaglio, ma credo che fino a quando non raggiungiamo un certo livello di evoluzione collettiva in modo uniforme, un po’ di paura può anche salvarci la vita.
Quando saremo molto più evoluti come Umanità, allora non servirà più, insieme a tante altre cose, che adesso sono indispensabili.
Ma la quantità di paura che proviamo oggi, è troppo grande, ci sommerge, e non è che non abbiamo motivi legittimi per provarla.
La condizione di vita nella quale siamo ormai obbligati a vivere è spaventosa, c’è poco da dire al riguardo.
Per questo è necessario trovare un metodo per poter vivere anche la paura in modo che non ci faccia ammalare, ma che anzi ci aiuti a stare sempre meglio, svolgendo solo la sua funzione protettiva e nulla più.
Su questo argomento ho scritto anche questo articolo: La Paura: cos’è e come affrontarla
E se ti interessano le emozioni puoi leggere qui: Le Emozioni sono il Pensiero della Pancia.
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