Si parla spesso, ormai, di generazioni digitali.
A mio modo di vedere, la dicitura “generazione digitale” è forzosa e pericolosamente manipolatoria.
Infatti, ci induce a calarci sempre di più nella realtà virtuale, con la tentazione, a volte, di sostituirla a quella naturale.
Siamo sempre più digitalizzati, non voglio negarlo.
Ma accettare la cosa senza riflettere, induce più di qualcuno a reificare il mondo, e questo è un rischio.
Inoltre ci sta pericolosamente allontanando dalle relazioni face-to-face, e dalla capacità di stabilire contatti spontanei al di fuori del web.
Caratteristiche mentali delle “generazioni digitali”
Le nuove generazioni imparano molto velocemente ad usare la tecnologia, e questo dipende sia dal funzionamento mentale, che dalla famigliarità col prodotto.
Un cervello giovane, ha una velocità di apprendimento e di metabolizzazione delle nuove acquisizioni molto più rapida.
Ed è in grado di assimilare più cose contemporaneamente: lo è stato anche per noi quando eravamo bambini e adolescenti, nei confronti dei nostri genitori, e così via.
In secondo luogo, l’uso collettivo che si fa di queste tecnologie, è un movens molto efficace per un apprendimento rapido, e lo rende uno strumento estremamente famigliare, comune.
Ogni generazione ha avuto questo tipo di sviluppo, nei confronti di quelle precedenti.
In terzo luogo, sono avvenute, negli anni, modificazioni neurologiche, che hanno cambiato alcune caratteristiche mentali e logiche.
Sono nate nuove mappe mentali, volte a favorire l’apprendimento di alcune cose rispetto ad altre.
In fine, ma non ultimo per importanza, il sistema politico-economico-sociale in cui viviamo, è determinante rispetto alla scelta di cosa deve essere imparato e di cosa no.
Queste scelte sono molto funzionali sia al mantenimento dello status quo, sia ad un tipo di economia orientata al consumismo sfrenato e senza regole.
Non vengono considerate le conseguenze, anche notevoli, che questo ha sulla vita delle persone e sull’Umanità.
I rischi che corrono le generazioni digitali
E già, perché se è vero che i ragazzi, e purtroppo anche i bambini, imparano troppo presto ad usare smartphone e simili, dall’altro, apprendono con molta più fatica tutto il resto.
Ecco alcuni esempi:
- La tolleranza alla frustrazione;
- la capacità di procrastinare del desiderio;
- la stessa capacità di desiderare, perché ogni richiesta viene soddisfatta quasi in tempo reale;
- la capacità di conoscere e gestire le emozioni, e in primo luogo, l’ansia;
- la competenza relazionale;
- l’elasticità necessaria ad adattarsi alle diverse relazioni sociali;
- la tolleranza verso l’altro, e, quindi: la pazienza, l’empatia, la maturazione affettiva;
- manca spesso il tempo per approfondire il rapporto con sé stessi;
- manca , anche, il coraggio nell’approccio con l’altro: è più facile parlare con l’altro tramite messaggi che non vis-a-vis.
E questo solo per citare quelle rilevabili allo stato attuale.
Tutte queste sono abilità non ancora completamente sviluppate nemmeno per noi adulti, e tanto meno lo possono essere per chi da noi deve essere educato, supportato e seguito.
Alcune ricerche sul Quoziente Intellettivo (Q.I.) hanno rilevato come quello medio, mai stato molto alto, si sta ulteriormente abbassando.
Questo è dovuto sia al fatto che le competenze di cui sopra sono parte integrante del Q.I., sia al fatto che, non sempre l’uso della tecnologia si accompagna al ragionamento e all’approfondimento.
Gioca un ruolo importante, anche il fato che la messaggistica (WhatsApp, Messenger, ecc.), ha sostituito la scrittura a mano e l’uso della punteggiatura.
Tutte cose, queste, che vanno a detrimento dell’intelligenza umana.
Generazioni digitali: come umanizzare il web
La tecnologia è meravigliosa, e va usata per i propri fini, senza farsi usare da lei.
Spesso, sono proprio i genitori ad abusare della tecnologia dando così l’esempio ai propri figli.
Proprio perché la tecnologia è fantastica e merita di essere usata, diventa ancora più urgente una sana educazione sia sulle competenze relazionali che su quelle emotive.
Quindi, è sempre più necessario imparare a raffinare la nostra capacità di stabilire relazioni soddisfacenti con gli altri, in modo da non sostituire la relazione col surrogato semplificato rappresentato dal virtuale.
Perché solo un confronto con l’altro diretto e “faccia a faccia”, può far crescere come persone, e può dare la soddisfazione e, in alcuni casi, il calore, necessari dal punto di vista umano.
Inoltre, lo stra-bisogno che hanno le nuove generazioni di esibirsi in pubblico, di postare continuamente, di dare immagini di sé che a volte rasentano la pornografia, è la chiara denuncia di una mancanza a livello relazionale.
E’ nella relazione che si ha conferma della propria esistenza.
La competenza relazionale e la comunicazione, sia affettiva che formale, sono elementi essenziali per la creazione di rapporti umani coinvolgenti e soddisfacenti.
Inoltre, sono fondamentali per costruire l’identità della persona.
Una comunicazione efficace, è in grado di fornire il giusto contenitore, all’interno del quale il bambino può sviluppare un senso di sé realistico e adeguato.
Inoltre, può aiutare nello sviluppare fiducia in sé stesso e nelle proprie capacità.
In tal modo, non sentirebbe più l’esigenza di “mostrarsi” agli altri, per ottenere i like che gli permettono di “esistere”.
Senza i like, sembra di non contare nulla e si rischia di entrare in una pericolosa spirale depressiva e/o di dipendenza dalla rete.
In conclusione
Da un lato, appare molto importante considerare che l’esempio che i genitori danno ai loro figli è determinante sul modo in cui questi svilupperanno il loro modo di usare il web.
Dall’altro, sarebbe molto opportuno che si comprendesse l’importanza di insegnare (e imparare) un più sano modo di comunicare, cominciando dalle scuole elementari.
Nella scuola italiana, dovrebbe rientrare, tra le materie di studio, la psicologia, in modo da rendere consapevoli le persone sin da piccole del funzionamento della loro mente, di come gestire le emozioni, di come costruire relazioni felici.
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