La Sessualità oggi

La Sessualità, oggi. Io ne parlerei!



Ormai, nella nostra società, da tanto tempo la sessualità non è più solo il mezzo per la procreazione, ma è diventato fine a sé stesso.

Ciò implica che è entrato a far parte dei “bisogni fisiologici”, è considerato “vitale” anche a livello psicologico, e a livello sociale è divenuto quasi un “diritto/dovere” imprescindibile nei rapporti tra uomo e donna.

È persino menzionato tra gli “obblighi” matrimoniali, e addirittura, in alcuni contratti pre-matrimoniali (in America), viene sancito il numero di rapporti sessuali settimanali dovuti dai partner uno all’altro.

La sessualità viene presentata come una cosa normale, istintiva, naturale.

Naturale, istintiva, sì, certo, anche se non in un senso così superficiale come quello rappresentato dalla mentalità comune.

Sulla “normalità” nutro riserve, in quanto non è ancora stato chiarito il termine “normale”, e si tende a fingere di sapere cosa significhi, quando nessuno lo sa.

Si può “fare sesso” – perché adesso si dice così, “fare sesso”, onde evitare di menzionare l’amore…non sia mai! E cosa c’entrerebbe mai l’amore col sesso! Ma questo è un altro discorso –

Se desideri dai un’occhiata qui: Sessualità e Spiritualità

Si può “fare sesso” indifferentemente con chiunque, previa la “consensualità”, perché si tratta di uno scambio “maturo” tra due persone “consapevoli”.

Ok…va bene…

Allora, andiamo per gradi.


Il Sesso è un bisogno primario?

Punto numero uno: la sessualità non è affatto un bisogno primario.

E’ un bisogno psicologico, ed è tutta un’altra questione.

Se non respiri, dopo tre minuti rischi di morire.

Se non bevi, dopo tre giorni rischi di morire.

Se non mangi, dopo un paio di mesi il deperimento organico comincia ad essere pericoloso per la tua sopravvivenza.

Se da neonati e nell’infanzia non si ricevono sufficienti cure e amore, si rischia di morire.

Cito qui lo studio di Renè Spitz, Psicoanalista Austriaco, sul “marasma” infantile rilevato nei brefotrofi: i neonati che non ricevevano cure adeguate riuscivano a suicidarsi e con modalità terribili e brutali, che non oso nemmeno ricordare. È stato il mio primo esame all’Università.

La mancanza di Amore è la causa di tutte le patologie, fisiche e psichiche, esistenti.

Se non fai sesso, non succede niente di così terribile.

Sopravvivi benissimo, magari ti senti frustrato, ma certo non ti suicidi; magari ti senti teso, ma non muori.

Il sesso NON è un bisogno primario.

Un bisogno primario è quello che se non viene soddisfatto ti porta alla morte.

Alla morte vera, non a uno stato di disagio interiore, a un calo di autostima, o all’avvertire il senso di vuoto e di solitudine, o la propria mancanza di potere nel mondo.

Questo sono cose che possono far star male, ma non uccidono, perché hanno altre soluzioni molto più sane ed efficaci del sesso per essere affrontate.


La Sessualità e la Legge

Punto numero due: la voglia di soddisfare un bisogno secondario e profondamente egoico, come il sesso è, giustifica davvero l’intromissione della legge all’interno di una relazione così particolare e complessa com’è il matrimonio?

Con tutti i risvolti, consci ed inconsci, che lo caratterizzano?

Con tutti i significati enormi che ogni singolo comportamento all’interno di un rapporto, ha per entrambi i coniugi?

Davvero si crede che facendo sesso due, tre, cinque, sette o quaranta volte a settimana, il problema della complessità di un rapporto di coppia si risolve?

Magari no, ma lo semplifica, è la risposta.

Davvero?

Da quale punto di vista?

Dal punto di vista egoico: “bé, almeno io ho goduto”; o da un punto di vista più efficacemente risolutivo: “vedo cosa manca nel mio rapporto con questa persona, vado a fondo per capire come essere entrambi più felici”?

Molte persone ritengono che la sessualità dia felicità.

Sì:

  1. da una felicità effimera e superficiale;
  2. aumenta il senso del proprio potere personale (ne aumenta il senso, non aumenta il potere);
  3. conferisce una sicurezza di sé che è però subordinata, come le altre due caratteristiche, alla dipendenza dal sesso stesso.

Poco conta che sia una dipendenza non manifesta e apparentemente non dannosa.

Non è dannosa per il corpo, a meno di non essere “malati di sesso”, certamente.

Non muori se fai sesso, se usi eroina o altre sostanze sì.

Ma lo è psicologicamente, in quanto è e resta una dipendenza, con tutto ciò che questo vuole dire.



Ascolta il mio Podcast, su questo argomento



La Sessualità e il consenso maturo e consapevole

Punto numero 3: consideriamo attentamente 3 termini: consensuale, maturo e consapevole.

Se non ci fosse da piangere sicuramente riderei.

Ma c’è da piangere e quindi passo a spiegarmi meglio.

La presunta consensualità di cui si fa spesso menzione è come dire…una cazzata?!

Ci sono moltissime donne, e anche uomini, che dietro questo termine nascondono un fiume di bisogni, oserei dire una valanga, di cui sono tutt’altro che consapevoli.

In realtà, diventa una manovra manipolatoria, spesso inconsapevole, che può avere diversi scopi.

Tipo.

Tentare di “incastrare” l’altro in un rapporto, perché in realtà ci si sente soli e si è alla angosciata ricerca di qualcuno che ci ami e che dia un senso alla nostra vita, ma non si ha il coraggio di ammetterlo, a volte nemmeno con sé stessi.

Oppure.

Usare il corpo dell’altro per soddisfare un capriccio, travestito da bisogno fisiologico, senza assumersi alcuna responsabilità.

Ciò che conta è solo la propria soddisfazione fisica, e non ci si rende conto della disperazione che questo comportamento contiene.

Disperazione, non c’è un’altra parola: la persona che si comporta così, è totalmente lontana dal poter sentire e ascoltare sé stessa.

L’unica cosa di sé che riesce a percepire è la sola che urla, prima che lo faccia la malattia: i genitali, gli ormoni.

Il bisogno di sesso esprime una grandissima insoddisfazione profonda, un grandissimo vuoto interiore, dal quale ci si tiene accuratamente lontani, che viene riempito con introietti, sesso in testa.


Cosa sono gli introietti

Gli introietti sono ciò che ti dicono di credere:

  • i falsi bisogni del sistema consumistico nel quale viviamo;
  • questa assurda e surreale idea della sessualità che ci hanno imposto;
  • uno stupidissimo ideale dell’io che serve solo a renderti ancora più schiavo di questo sistema che lo ha creato;
  • e via dicendo.

Disperazione, appunto.

E vale tanto per le donne quanto per gli uomini.

Perché troppo spesso ancora, le donne per sentirsi “alla pari” con gli uomini, si “mascolinizzano”, assumendo comportamenti e modi di pensare tipici dell’altro sesso.

Parliamo adesso della presunta “consapevolezza” di questi rapporti “maturi”: ma di che cosa si sta parlando? È uno scherzo?

Sarebbe consapevole una persona che non ascolta i suoi reali e profondi bisogni, e cede agli impulsi genitali, perché sono le uniche cose di sé stesso/a che riesce a sentire?

Ci sarebbe “maturità” in un simile comportamento?

Sarebbe un’espressione di maturità non essere più capaci di procrastinare la soddisfazione dei propri bisogni, non tollerare la frustrazione, l’inadeguatezza rispetto alla propria possibilità di approfondire ciò che ci capita nella vita, per potergli dare un senso?

E in che modo, tutto ciò dimostra maturità, non capisco?


La Sessualità: concludendo…

Ma, allora, niente più sesso?

No, non preoccuparti, non sto dicendo questo.

E poi non sono io che decido cosa è bene per te, né quale sia il tuo percorso.

A malapena conosco la mia verità, figurati se posso conoscere la tua.

Io posso dirti cosa penso.

Io sto rilevando una delle tante “stronzate galattiche” che ci vengono fatte passare come verità assolute.

dico di non lasciarsi così impastoiare delle facili scorciatoie che questo sistema sociale nel quale viviamo vuole far passare come soluzione dei nostri veri bisogni.

Bisogni, che nulla hanno a che fare né con i falsi bisogni che vogliono farci credere essere i nostri, né tanto meno con le vere soluzioni.

Le soluzioni vere sono sempre delle ricerche e non hanno scorciatoie.

Come spesso accade, le soluzioni sono percorsi in cui ciò che conta è il viaggio, più che la meta.

In questo mondo si vuole continuamente far passare l’idea che la vita è facile.

Non è facile, è semplice, cosa ben diversa, e come molte cose semplici, è complessa.

La vita è un sistema complesso la cui “soluzione”, sempre che di soluzione si possa parlare, sta nel centro.

Arrivare a quel centro è il viaggio terreno.

In quel centro c’è quanto di più semplice esista: la tua essenza Divina.

Ma bisogna volerci arrivare!



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